mercoledì 19 ottobre 2016

STEP 04

Color Turchese nel mito
Il colore turchese deriva dall'omonima pietra minerale.
Sempre opaca o appena traslucida questa gemma può mostrare un colore azzurro uniforme o venature dendritiche brune o nere di limonite.
Rarissima in cristalli trasparenti, si trova sempre in noduli o masse microcristalline reniformi oppure in sottili venature all'interno delle rocce incassanti. La sua porosità causa facili alterazioni al colore originario e per questo motivo talvolta si effettuano trattamenti di impregnazione a scopo protettivo.
Plinio cita la turchese nella sua Naturalis Historia chiamandola "callaina" (termine che deriva da καλλαλιτηος-bella pietra).
Plinio aveva notato la porosità di questa pietra, difatti questa pietra si altera irreversibilmente a contatto con profumi, unguenti, saponi o sostanze acide.
Sempre Plinio asseriva che "la callaina viene attaccata dagli oli, dai balsami e dal vizio...", infatti la turchese è una tra le più delicate tra tutte le pietre, un uso scorretto potrebbe farle cambiare il colore.
Immagine raffigurante PLINIO

Il reperto più antico in turchese è un bracciale risalente a circa 8000 anni fa e scoperto in Egitto, seguito da un monile con turchesi trovato insieme ad una mummia risalente a 7500 anni fa.

Tra gli svariati oggetti aztechi vi sono varie rappresentazioni di serpenti che allontanavano il cielo dagli astri, ma la pietra fu usata anche dai Maya dal 2000 a.C., dagli Incas tra il XV ed il XVI secolo e dai navajo.
Per quanto riguarda gli antichi romani vi è un busto di Tiberio conservato al Museo degli argenti di Firenze.

Altre turchesi conservate in Italia sono conservati nel Tesoro di San Marco a Venezia.
Fino al 1911 la turchese fu ritenuta amorfa, fino a quando in questo stesso anno furono trovati dei cristalli triclini nella Virginia.
I primi giacimenti usati furono decisamente quelli del Sinai.

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